Gli "antenati" della lettera


Per sostituire il papiro, che gli egizi smisero di esportare per la concorrenza culturale del sovrano egiziano Tolomeo V e il re di Pergamo Eumene II, proprio quest'ultimo decide di iniziare a lavorare le pelli di vitello, capra e pecora per la creazione della "pergamena"; purtroppo non ebbe molto successo e si continuò a utilizzare il papiro. Solo dopo l'Impero romano e l'inizio del medioevo venne sostituito il papiro. Nel 1200, insieme al papiro, vi era anche la "olla" di piombo che autenticava le lettere ufficiali dei papi e dei sovrani.
Durante fine Cinquecento e agli inizi dell'Ottocento, il papiro venne sostituito con la carta e in particolare dal plico , un foglio di carta piegato, sigillato e inviato senza una busta.
Con l'avvento della carta si iniziò ad organizzare i servizi di posta a cura di Francesco Tasso che servivano principalmente all'alta borghesia per gestire gli affari commerciali anche con luoghi distanti.

Tra il XVII e il XVIII secolo, inizia a svilupparsi l'abitudine di inserire la lettera in una busta e di chiuderla con un sigillo di ceralacca, differente da famiglia a famiglia. Le parole latine pian piano spariscono per lasciar posto alla lingua nazionale ed ai vari dialetti.
Tra l'Ottocento e il Novecento ci furono notevoli cambiamenti: con la riforma di Rowland Hill, la carta era sostituita da fogli ancor più sottili chiamati veline e si iniziarono ad usare i francobolli per la spedizione. Le lettere divengono il mezzo di comunicazione più diffuso di massa; Con l'alfabetizzazione anche i militari potevano inviare lettere ai propri familiari durante le battaglie.

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